Presentazione produttori campani: Terra di Briganti

 

L'Azienda Terra di Briganti sorge a Casalduni nel Beneventano, a ridosso del Massiccio del Taburno. Qui negli anni in cui si formava l'Unità d’Italia sostavano e riposavano i briganti; in queste zone gli scontri tra partigiani borbonici e truppe savoiarde furono estremamente dolorosi per la popolazione locale.

Un triangolo di terra dato dalla pagliaia di Contrada Colli, la Fontana Greca e bosco Ferrarise, zone che ancora oggi sono permeate da racconti e leggende, inclusa quella della maledizione del tesoro dei briganti, rinvenuto da un paesano, poi colto negli anni da una serie impressionante di sciagure familiari.

Oggi i briganti non ci sono più tranne che nel nome e sulle etichette a segnare un orgoglio per la storia vissuta nel passato.

Toni e Romeo De Cicco sono i due fratelli che si occupano attualmente della gestione dell'azienda e della produzione dei vini.

Toni e Romeo fin dall'inizio della loro avventura, che risale al 2004, hanno sempre lavorato nel rispetto di severi protocolli  per la cura del vigneto, mettendo da sempre la tutela della propria terra al centro della propria attività che amano definire "artigianale".

Passiamo ai numeri. 40mila bottiglie all’anno di produzione nell’ambito di 8 ettari complessivi quasi tutti nella zona intorno a Casalduni, ad eccezione di un lembo di terra a Torrecuso dove l’Aglianico nasce su terreni assai sciolti e sabbiosi mostrando il suo lato autarchico e potente.

Oltre all’Aglianico, Terra di Briganti produce e lavora tra i rossi lo Sciascinoso, un vitigno quasi abbandonato in passato, ed in misura minore il Piedirosso. Tra i bianchi in primis la loro Falanghina, seguita a ruota da Fiano e Coda di Volpe.

Terra di Briganti effettua le concimazioni con sovescio, i trattamenti antiparassitari con zolfo e rame. L’inerbimento è parziale e le lavorazioni interfilare avvengono con scalzante. Microvinificazioni sempre più premianti stanno spingendo i fratelli De Cicco a lavorare con dosi bassissime di solfiti  e alcune tipologie senza solfiti aggiunti.

Enologo Roberto Mazzer.