Produttore: Fuocomuorto

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L’azienda agricola Fuocomuorto è ubicata ad Ercolano, nella contrada Croce dei Monti, una strada in salita che si arrampica sulle pendici del Vesuvio. Siamo ad un'altezza di 350/400 metri sul livello del mare, nel cuore del Parco Nazionale del Vesuvio. Quella che vi racconto è una storia bella, di una vigna condotta a carattere familiare, da Vincenzo Oliviero e il figlio Gennaro, appena visitata in questo maggio piovoso del 2023.

Dopo aver provato alla giornata del vignaiolo FIVI, una settimana fa, i bianchi di Fuocomuorto, ne ho apprezzato la franchezza e ho voluto approndire con una visita alla cantina.

Ottima l'accoglienza di Gennaro, che ci ha condotto subito a visitare la cantina naturale scavata nel tufo, orgoglio dell'azienda e soprattutto esempio unico per Ercolano. Un minuscolo gioiello di testimonianza di un'antica vinificazione e soprattutto un aiuto per difendersi dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, utile rifugio, scavato dopo l'ennesima incursione della lava dopo l'eruzione del Vesuvio del 1937.

 

Documenti datati 1870 ne testimoniano l'appartenza alla famiglia Oliviero, fin dall'epoca, siglati con il timbro del Regno delle Due Sicilie e opportunamente conservati.

Tratti affascinanti di storia vissuta che oggi si concretizzano in una proprietà di circa tre ettari, di cui due destinati alla coltura della vite, il resto ad olivi e alberi da frutto.

Gennaro racconta: "abbiamo prodotto il nostro primo vino da caprettone nel 2006, in seguito mio padre che è un amante dei vini rossi e più complessi, ha voluto impiantare del primitivo, il clone di Gioia del Colle, il più adatto ai terreni vulcanici, la cui prima annata risale al 2015. Il primo esperimento è andato talmente bene per cui abbiamo proseguito con la produzione. Si tratta di un primitivo in purezza poche bottiglie, che affinano un anno in barrique ed un anno in bottiglia, in questa cantina che il clima piovoso oggi ha portato quasi al 100% di umidità".

Il primitivo è anche usato nel blend di uve che si utilizzano per il Lacryma Crhisti rosso.

Entrambi i rossi me li ritrovo nel bicchiere per la degustazione con Gennaro e il papà Vincenzo, il quale sottolinea: "nonostante siamo poco conosciuti non facciamo il vino per caso! Abbiamo una piccola produzione anche perchè oggi aumentarla è un vero rischio.
Ma siamo contenti di quello che facciamo, abbiamo la nostra nicchia di mercato che ci segue. Io sono agronomo, mentre l'enologo è Antonio Pesce, è vesuviano, conosce bene il territorio".