Le donne e il vino.

L’episodio della settimana scorsa, di cui avrai sentito sicuramente parlare, ossia quello del rifiuto da parte della giornalista Rula Jebreal di partecipare alla trasmissione televisiva Propaganda Live, mi ha rinviato, ancora una volta, ad un argomento a cui spesso penso: le donne e il vino.

Rula Jebreal ha voluto usare la sua voce per far riflettere tutti insieme, uomini e donne, per iniziare una conversazione su di una questione, che con mio rammarico, ancora oggi esiste: la sottorappresentanza delle donne in molti settori professionali.

Ahimè, devo riconoscere che questo esiste anche nel mondo del vino.

E’ vero che negli ultimi anni tante sono le aziende rappresentate da donne, aziende che portano anche il loro nome, ma spesso, pur svolgendo un ruolo determinante e concreto nella gestione aziendale, quelle stesse donne lasciano il “primo posto” ai loro compagni di vita oppure di lavoro, per qualche arcano motivo.

Bisogna però riconoscere (ed aggiungerei per fortuna!) che ci sono diverse realtà vitivinicole, più o meno note, ma questo poco importa, in cui non si assume quell’atteggiamento.

Con questo non voglio assolutamente fare un ragionamento di genere, ma solo mettere in evidenza un aspetto che ho avuto modo di verificare in prima persona, in più occasioni.


Andando un po’ fuori traccia e discostandomi dalla pura questione della sottorappresentanza, penso alle tante degustazioni organizzate, dove la presenza femminile è sempre stata meno copiosa di quella maschile, penso alla gran parte dei miei clienti rappresentata da uomini, anche se la percentuale di donne è in timido aumento, penso a quando mi capita di seguire corsi che riguardano il vino ed anche in quel caso la presenza femminile è piuttosto scarsa, sia nei partecipanti che nei relatori e penso infine a quando si va a mangiare fuori: chi sceglie il vino da bere durante il pasto?

Eppure l’interesse per il vino da parte delle donne cresce di giorno in giorno, così come anche la loro competenza, che purtroppo non bastano per far emergere la propria voce.


A questo punto mi dico che forse bisogna avere più fiducia in sé stessi, bisogna esprimere con maggiore forza la propria opinione, il proprio punto di vista, facendo conoscere i propri gusti, le proprie preferenze, senza dover lasciare necessariamente il passo...


Ed ancora… Ho risentito poco tempo fa una frase che avevo quasi dimenticato: “il vino rosso che piace alle donne è il merlot,  mentre il bianco è il gewürztraminer…”, una frase banale ed appartenente ad un passato, che speravo non esistesse più!

Ma se siamo fortunate, possiamo trovare sul nostro cammino chi cerca di convincerci che il vino proveniente da uve autoctone della propria zona, nemmeno della propria regione, è l'unico vino che si possa bere, come se nient'altro esistesse! Insomma una serie di inutili luoghi comuni che ci viene riservata. Scusate la franchezza!

Allora capisco che alla base c’è ancora un problema culturale, che i cambiamenti sono davvero lenti e a volte sembra che le stesse donne non ne siano consapevoli.
Abbiamo ancora tanta strada da percorrere nella giusta direzione e bisogna rendersi finalmente conto che le papille gustative delle donne non sono meno ricettive di quelle degli uomini, per non parlare della vista e dell’olfatto 😊.


Un'ultima considerazione molto personale: trovo davvero anacronistico ricorrere all’uso della bellezza femminile per la vendita del vino; il messaggio pubblicitario che mi arriva, attraverso alcune immagini, a volte mi disorienta e mi chiedo: si vuole vendere vino oppure lingerie?


Per me è un messaggio che non aiuta ad evitare certe futilità, ma alimenta solo fantasie, prive di originalità.


Comunque, sono sempre più convinta che la passione per il vino non abbia preferenze di genere e tutti devono avere le stesse identiche (pari) opportunità. Sempre!