Cantina Donnachiara di Montefalcione: l'innovazione che valorizza il territorio

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Con Ilaria Petitto a Montefalcione ho trascorso una bella mattinata in visita alla cantina e un piacevolissimo pranzo insieme ad alcuni clienti della provincia di Salerno, organizzato nella sua accogliente e panoramica sala di degustazione.

La storia della cantina Donnachiara è nota e spesso, potete leggerne.

Piuttosto vorrei raccontarvi di una situazione concreta, in una parola “innovazione”, che ho trovato oggi, rispetto ad una mia visita precedente di almeno 8 anni.

C’è stata una vera e propria svolta, sicuramente dettata da una precisa strategia e volontà di far crescere non solo la propria azienda, ma soprattutto il territorio.

 

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Il vigneto di Donnachiara di Montefalcione

I risultati sono evidenti. A cominciare dalla vigna che sorge ai piedi della cantina di cui vi mostro le immagini, vigna di Fiano coltivata in biologico dalle cui uve nasce il Fiano Empatia.

L’area di vinificazione è ben attrezzata e nonostante ci siano varie lavorazioni in atto, ce la mostra il giovane enologo, Piergiuseppe Carlucci, che si occupa di tutte le fasi tecniche in azienda. Si utilizzano contenitori di acciaio inox di piccole dimensioni con l’obiettivo di vinificare separatamente le uve provenienti dalle diverse aree dei vigneti, tra l’altro tutti di proprietà, tranne che per la falanghina di cui si acquistano le uve, da produttori ben selezionati.

L’area di affinamento in barrique è scavata nel sottosuolo, qui si affina il Taurasi DOCG e prodotto solo nelle migliori annate, il Taurasi Riserva.

 

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La degustazione

Abbiamo preso posto nella bella sala di degustazione per l’occasione già preparata con diversi tavoli per gli ospiti, la maggior parte proveniente dalle strutture alberghiere della costiera amalfitana che in questo periodo si dedicano, finita la lunga stagione, alle visite presso cantine e fornitori. La clientela è sempre più esigente e desiderosa di scoprire le piccole realtà della nostra regione. Iniziamo la nostra degustazione con lo spumante di falanghina Sante’ metodo Charmat brut Spumantizzato da Bortolotto.

Confesso che era la mia prima volta e direi che mi è sembrato fresco e aromatico, dosato al punto giusto.

Soddisfa una certa richiesta, generalmente soprattutto per la ristorazione che preferisce utilizzare spumanti da uve aromatiche e del sud, proprio come la nostra falanghina!

Donnachiara ha iniziato anche a produrre un metodo classico in piccole quantità grazie alla collaborazione con il giovane enologo che proviene da una buona esperienza di produzione di metodo classico. Ma non l’ho provato, dunque non ho idea di cosa sia.

E passiamo ai bianchi in primis la Falanghina Resilienza.

Seguita dal Fiano Empatia e il Greco Aletheia, secondo me tutti e tre questi bianchi hanno una bella stoffa, che si esprime già ora con la Falanghina e il Greco ma che aspetterei ancora un pochino per il Fiano.

I Rossi: abbiamo provato il DOP 2017 Aglianico in purezza che è invece un vino pronto e piacevole da bere subito, complice l’annata favorevole questo vino è una bella sorpresa.

Mi ricorda molto l'annata 2015 dello stesso vino, ma per certi aspetti lo trovo più intrigante.

Dulcis in fundo il Taurasi DOCG 2016.

Qui la speziatura dovuta all’affinamento è netta, però la piacevolezza che esprime vince su tutte le altre osservazioni.

La mia personale opinione è questa: una bella cena iniziando con il Greco Aletheia, per poi proseguire con il Dop 2017 e finire con il Taurasi, anche sul dolce!

Grazie a Ilaria, Francesco e tutto lo staff di Donnachiara per l’accoglienza e la bella occasione di confronto.

 

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